IL sole torna a splendere: L'epopea di Waka Waka


Il 2010 è l’anno dei mondiali di calcio, che si devono tenere in Sudafrica. Un’edizione dei Mondiali che appare storica già per il semplice fatto che è la prima a svolgersi in Sudafrica, ma soprattutto perché significa un grande traguardo per il paese sudafricano, un paese in cui vigeva l’apartheid fino all’inizio degli anni 90. Proprio la musica giocò un ruolo importante nell’abbattimento del regime di apartheid, prima con il boicottaggio da parte di molti artisti di Sun City, un luogo dove musicisti ed artisti venivano invitati a suonare, e lo facevano incuranti della miseria e della divisione razziale in vigore in quel paese. Successivamente la presa di coscienza ad opera di vari artisti, capitanati da Peter Gabriel e Miami Steve Van Zandt, (più noto come Little Steven, mitico chitarrista della E Street Band di Bruce Springsteen). Molti furono gli artisti in quel periodo ad impegnarsi per una svolta in Sudafrica. Nel 2010 sono passati anni dalle lotte e dai problemi di allora. L’apartheid è stato abolito, il presidente del Sudafrica è Nelson Mandela, l’eroe della lotta alla segregazione, e la società sudafricana è riuscita, attraverso un processo difficile ad anche contraddittorio, ad approdare ad un livello maggiore di civiltà e di democrazia. Ed ora è giunto il tempo per il Sudafrica, e per l’Africa intera, di celebrare la propria rinascita attraverso l’evento più mediatico del mondo, l’evento sportivo, insieme alle Olimpiadi, più popolare del globo. Il mondiale di calcio, evento che Nelson Mandela stesso ha promosso ed auspicato.
Ad aprile inizia a correre voce sui siti web e tra i fan che Shakira sia stata scelta per cantare l’inno dei mondiali. La notizia viene confermata: la canzone si chiamerà Waka Waka,  vedrà la partecipazione del gruppo sudafricano dei Freshlyground come guest star ed è ispirata ad una vecchia canzone popolare camerunense  chiamata Zamina di cui riprende le sonorità e le parole del ritornello. Questa situazione creerà equivoci su un possibile plagio  compiuto da Shakira da parte di alcuni blogger (e alcuni siti web) evidentemente non molto consapevoli del significato della parola plagio, che si riferisce non al fatto di copiare o citare una opera d’arte precedente, ma nel non ammetterlo e nel non pagare i diritti relativi. In realtà Shakira fin dall’inizio disse che aveva ripreso una canzone popolare africana che aveva ascoltato da bambina, la canzone difatti era già stata ripresa dal gruppo Las Chicas Del Can nel 1982. E gli autori (che poi non erano tali, visto che si tratta di un canto popolare riadattato) dei Golden Sounds ringrazieranno pubblicamente Shakira per averli riportati sulla scena musicale grazie a Waka Waka.
Tralasciando pure le solite sterili polemiche, quello che conta è che il brano viene reso disponibile a partire dall’11 maggio 2010 e dopo il primo  ascolto fu facile  capire che sarebbe stato un successo. Soprattutto in Italia, dove il singolo balza al secondo e poi al primo posto nel giro di 2 settimane, rimanendo in prima posizione per 16 settimane di seguito ed arrivando a vendere più di 300.000 copie, con buona pace di chi pensava (e scriveva) che sarebbe durato giusto il mese del mondiale. Gli altri paesi europei si adegueranno velocemente. La Spagna (con 17 settimane al a numero uno) e il  Portogallo (con 12) in testa, ma anche Francia e Germania riserveranno un ottima accoglienza alla canzone con 6 settimane in vetta alla classifica.
Il 6 giugno esce il video, che si apre con il rigore decisivo calciato da Fabio Grosso nella finale dei mondiali 2006 e che diede la vittoria all’Italia, per  poi proseguire con immagini di grandi campioni del passato e memorabili sfide,  le grandi emozioni che solo il calcio può dare, pur con tutti i suoi difetti e vizi, dall’eccesso di business, al doping, alla corruzione e soprattutto al fanatismo sportivo che degenera spesso in violenza tanto brutale quanto insensata, ma che pur tuttavia  riesce ad unire le persone ed i popoli come forse niente al mondo. Tranne, forse, proprio la musica, e la musica pop in particolare.
Che quindi Shakira sia stata scelta per rappresentare un evento globale non dovrebbe scandalizzare nessuno (anche se qualcuno lo si trova sempre, fate qualcosa e qualcuno avrà sempre da ridire, magari senza sapere in cosa sbagliate ma sarà sicuro di una cosa: che state sbagliando!) Shakira è difatti una star globale, la sua musica è una musica che non è il solito pop anglosassone, non è nemmeno “musica latina” ma comprende stili di tutti i continenti; è World Music, ma è più popolare della World Music; è qualcosa che attraversa i generi ed i continenti. Le caratteristiche di “ornitorinco musicale” di Shakira giocano a suo vantaggio, e la rendono capace di prendere un vecchio brano africano e tramutarlo in qualcosa di nuovo e irrefrenabilmente contagioso, un brano che piace agli europei ed agli africani, ai mediorientali ed agli asiatici, ai  caldi sudamericani ed ai freddi scandinavi, forse non troppo ai nordamericani, ma si sa che da quelle parti il calcio non conta molto, o forse non piace ciò che non è “made in USA”, chissà…
Il fatto è che Shakira, con questa canzone ed il video, ha riconquistato il suo vecchio pubblico, che era rimasto (almeno in larga parte) sconcertato dalla svolta della “Lupa” e con Waka Waka ritrova la Shakira allegra e folk dei vecchi tempi, la ragazza dai piedi scalzi e dal sorriso sincero, che aveva imparato a conoscere ed amare.
Il testo di Waka Waka è adeguato all’evento, parla di combattere (nel senso sportivo del termine) e porta con sé un messaggio di speranza e pace. La canzone, o forse sarebbe più giusto dire il successo della canzone, come ogni successo che si rispetti, scatena una serie di polemiche, alle volte di difficile comprensione. A parte la bufala sul plagio, che si esaurisce in un paio di settimane, viene contestata la scelta di Shakira come la cantante dei mondiali, sulla base della risibile motivazione che un mondiale in Africa avrebbe dovuto avere l’inno cantato da qualche artista africano. Tralasciando che in realtà i Freshlyground, con i quali Shakira si esibisce sul palco del mondiali, cantano anche loro, e sono sudafricani, non si capisce per quale ragione chi canta un inno di un evento sportivo a livello mondiale che si svolge in un dato paese o continente dovrebbe necessariamente essere originario dello stesso. Ricky Martin, portoricano, aveva cantato per i mondiali di Francia nel 1998 e nessuno se ne era lamentato, e la statunitense Anastacia aveva cantato l’inno dei mondiali di Giappone e Corea nel 2002 senza che qualcuno compisse harakiri per questo. Peraltro non si sa chi avrebbe dovuto essere a cantare l’inno dei mondiali in alternativa a Shakira. Il nome più gettonato all’epoca è quello di K’nann, un rapper di origine somala ma naturalizzato canadese e della sua Wavin' Flag. La canzone tuttavia non era un inedito, condizione necessaria per poter essere scelta come inno, ma era uscita l’anno prima. Inoltre era già stata riproposta dal supergruppo canadese di Young Artist for Haiti per raccogliere fondi per Haiti.
Wavin' Flag in realtà venne scelta dalla Coca-Cola per  pubblicizzare il proprio brand, e quindi proporla come alternativa “noglobal” alla “neocolonialista” Waka Waka, diciamo la verità, risultava alquanto improbabile. Alla resa dei conti Wavin' Flag durerà poche settimane e ben presto finirà nel dimenticatoio, come il suo autore, smentendo clamorosamente coloro che avevano profetizzato il flop di Waka Waka e una cavalcata trionfale di Wavin' Flag a vendicare l’onore ferito dell’Africa. Ben lungi dall’essere una operazione “colonialista”, come qualche buontempone forse non molto informato all’epoca aveva sentenziato con una certa dose di saccenza, Waka Waka è in realtà l’ennesima testimonianza dell’impegno di Shakira a fianco delle popolazioni svantaggiate e dei bambini poveri.
Difatti il ricavato viene versato alla organizzazione One Goal, una organizzazione promossa dalla FIFA e creato all’interno della campagna globale per l’educazione, e che vede tra i suoi promoter la presenza di moltissime star della musica e del cinema, da Mick Jagger a Jessica Alba a Matt Damon, per costruire scuole e sostenere l’istruzione dei bambini sudafricani.
Inoltre il fatto che si svolga un importante concerto di inaugurazione in Sudafrica, produce un effetto positivo sulla scena musicale sudafricana ed africana, portando le band locali ad esibirsi in centinaia di piccoli concerti. Va ricordato che proprio Nelson Mandela fu uno dei sostenitori più importanti dell’evento mondiale in Sudafrica, ben consapevole della ricaduta positiva che tale evento avrebbe avuto sulla economia e sul prestigio del Sudafrica e dell’intero continente.
Al di là e ben più importante delle polemiche, per un musicista rimane la musica, e soprattutto le esibizioni live, banco di prova indispensabile per vedere se il pubblico ti segue. Incoraggiata dalla nuova popolarità acquisita, Shakira torna dopo due anni ad esibirsi sui palcoscenici di tutto il mondo in veri e propri concerti e non semplici esibizioni.
L’esordio di questo mini tour avviene il 21 maggio del 2010 a Lisbona nell’ambito del rock in Rio. Per la prima volta in un concerto viene eseguita She Wolf. Il concerto viene replicato nella edizione madrilena del festival il 5 di giugno, e qui viene eseguita per la prima volta live Gipsy (nella versione spagnola chiamata Gitana) ed un inedito assoluto, la nuova canzone Sale el Sol, che Shakira dedica con parole sentite al suo grande amico e collaboratore Gustavo Cerati, colpito da un aneurisma cerebrale che ne causerà la morte dopo quattro anni di coma. Il 10 giugno si esibisce durante il concerto di inaugurazione dei mondiali di calcio, in un concerto dove si esibiscono musicisti africani e star internazionali. Indubbiamente la miglior performance risulta essere quella di Alicia Keys, ma il momento che tutti aspettano è quando entrerà sul palco la regina dei Mondiali 2010, e quando questo avviene è un tripudio. She Wolf ed un’ottima versione di Hips don’t Lie scaldano gli spettatori per l’attesa Waka Waka che Shakira esegue con grande energia e padronanza del palco. Una straordinaria coreografia con decine di ragazze con gli abiti tradizionali ed i colori africani, oltre ad alcune ballerine scelte da Shakira, danno vita e colore ad una splendida esibizione, che rimarrà a lungo negli occhi e nei cuori di chi vi assiste.

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