Il tour della Mangusta


A metà del 2002 Shakira ha viaggiato per tutto il mondo per promuovere il disco, con apparizioni, interviste e comparsate varie, ma non basta. Per essere una vera rockstar (o popstar, se preferite) bisogna suonare dal vivo, fare concerti, riempire arene e stadi, insomma dimostrare ai critici con la puzza sotto al naso, sempre pronti a criticare, di essere veri artisti, capaci di riproporre dal vivo quello che si è fatto in studio di registrazione. “Dal vivo che ti piaccia o meno è reale non c’è inganno”, ripete Shakira.
Giunge quindi il momento del nuovo  tour, un tour che sarà in grande stile, più date, più città, più continenti, più canzoni e più scenografie e costumi. Il titolo prescelto è Tour de la Mangusta  (Tour of the Mongoose in inglese) ovvero Il Tour della mangusta. Perché questo titolo? “Perché la mangusta è un animale che è immune al veleno del cobra e quindi lo uccide, la mangusta simbolizza la speranza di sconfiggere il male” dichiara Shakira. Lo show che viene preparato è un concerto fondamentalmente rock, e bene rappresenta l’amore che Shakira ha verso questo genere musicale. “Il rock è la musica che più amo” dice Shakira. E difatti il Tour de la Mangusta è probabilmente il più rock che Shakira abbia mai fatto, pieno di simbolismi e con riferimenti all’attualità politica che le porteranno apprezzamenti, ma anche alcune critiche feroci.
Lo spettacolo è studiato nei minimi particolari, ma non c’è da stupirsi: Shakira è una perfezionista. Tim Mitchell, suo chitarrista dal 1999, ha dichiarato a tale proposito “Lei lavora senza pause, quando fai le prove con lei, ad un certo punto dici – Dai Shaki andiamo a mangiare qualcosa - e lei risponde – No, andiamo avanti - è così… perfezionista!”. Lei stessa ha dichiarato “Perché fare una cosa così così, se la puoi fare bene, e perché farla bene se la puoi fare…perfetta!” Lo show è quindi molto studiato, eppure appare terribilmente spontaneo. Le luci si spengono, cala il buio. Poi si riaccendono un paio di potenti riflettori: su uno sfondo rosso appaiono le sagome del cobra e della mangusta che si sfidano. I due chitarristi, Tim Mitchell e Adam Zimmon, attaccano una intro rock  e il sipario si apre. Le luci sfidano il buio. Un enorme cobra, alto 8 metri compare, enorme e minaccioso. Il serpente si alza lentamente, e sotto di lui compare, materializzandosi dal nulla, Shakira. La musica rock si tramuta come per magia nella musica medio orientale di Ojos asi e lo show ha inizio con una vertiginosa danza del ventre sensualmente interpretata da Shakira. Il concerto ripercorre le tappe principali della carriera di Shakira, molto spazio viene dato alle canzoni dell’ultimo album, Laundry Service, ma c’è molto spazio anche per le vecchie canzoni, soprattutto da Dònde Estàn los Ladrones. Ojos Asi è seguita da Si te vas, Inevitable, Ciega sordomuda, Dònde estàn los ladrones, che introducono le canzoni del nuovo disco: Rules, Underneath your clothes, Ready for the good times, Poem to a horse (sostituita da Te dejo Madrid nelle date sudamericane).  Il concerto è reso ancora più rock da due cover, quella di Dude looks like a lady degli Aerosmith, già cantata da Shakira nella serata del 14 aprile 2002 dedicata al gruppo rock americano per la serie MTV Icon, e Back in black, cavallo di battaglia degli AC/DC.
I momenti salienti del concerto sono la lunga e toccante versione di Tù, e la esecuzione di Octavo dia, in cui, preceduti dalla frase attribuita a Jimi Hendrix “Quando il potere dell’amore, supererà l’amore per il potere, il mondo conoscerà la pace”, che viene proiettata sullo schermo posizionato in fondo al palco, i musicisti di Shakira si esibiscono indossando maschere con le fattezze dei leader politici del mondo, mentre sullo schermo alle spalle della cantante colombiana due pupazzi con le sembianze di Saddam Hussein e George W. Bush giocano a scacchi. Shakira approfitta della canzone per prendere posizione, in modo indiretto, sulla guerra che la coalizione occidentale capitanata proprio dal presidente degli USA, sta muovendo contro la ormai debole ed impotente dittatura del leader iracheno, con il pretesto (poi rivelatosi del tutto falso) di non meglio precisate “armi di distruzione di massa” che il regime di Baghdad sarebbe stato in procinto di usare. Soprattutto Shakira lancia un messaggio di amore, di disponibilità verso il prossimo: inutile riempirsi la bocca di vuoti slogan pacifisti se non si è capaci di amare le persone che ci stanno accanto. Il finale dello Show vede Shakira esibirsi nella canzone che ovviamente tutti attendono, la ormai famosissima Whenever Wherever, che viene interpretata in modo ovviamente spettacolare, fino al finale in cui Shakira scompare come era apparsa, all’improvviso. In realtà viene utilizzata una botola in cui la cantante si lascia cadere.
Il tour parte l’otto di novembre del 2002 dalla città californiana di San Diego, prima di 4 tappe californiane, poi è la volta del Texas con due date sold out a El Paso, Il 20 il tour tocca la città di New York con una data al mitico Madison Square Garden, il luogo di tanti concerti ma anche di tante sfide sportive, basket e boxe in primo luogo, e poi ancora Detroit, Philadelphia, di nuovo New York per poi fare una rapida puntata in Canada e a Boston, infine a Miami il 2 dicembre l’ultima data Statunitense di questa parte del tour. Ma il 10 dicembre Shakira e la sua band sono a Barcellona, per un mini tour europeo, antipasto delle date che la vedranno protagonista nel 2003. Colonia e Londra, con altri sold out, completano il tragitto. Ovviamente si tira un po’ il fiato, si concede ai musicisti ed alla troupe un periodo di vacanza in coincidenza del Natale, anche per ricaricare le pile e avere nuove energie, e poi di nuovo sulla strada,  negli aeroporti e in Hotel sempre nuovi per nuove date in città mai viste prima. Il 18 gennaio infatti si è di nuovo negli Stati Uniti in Illinois, di fronte a 18.000 spettatori entusiasti, e poi ancora a Dallas, San Antonio, la pazza Las Vegas, Denver e Phoenix.

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